Linkedin per avvocati: breve guida sui fondamentali

In questo articolo non mi soffermerò sul perché gli studi legali dovrebbero o meno comunicare su Linkedin e neanche su quale tipo di studio dovrebbe concentrarsi su questo social piuttosto che su altri. Salto questo passaggio – avrò modo in futuro di analizzarlo – e mi rivolgo a chi su Linkedin c’è già. Soci fondatori, associates, in house. Avvocati che hanno creato un profilo anni fa, o solo pochi mesi fa, che hanno scelto una foto e hanno cominciato ad usare questo social con timidezza, a volte ignari di cosa doversi aspettare veramente o anche del perché “ci si deve essere“.

Questi brevi consigli sono rivolti sia a chi lavora in un grande studio strutturato e ha dunque un profilo creato in linea con quello dei colleghi, sia per chi lavora in studi più piccoli e il profilo se lo è creato da solo. Ovviamente sono rivolti anche a chi (soprattutto a chi) ha un profilo dormiente o mai completato per inerzia, paura, incertezza.

Le impostazioni del profilo: perdere (tanto) tempo nella scrittura delle “informazioni”

 

La compilazione della parte biografica, del percorso di studi ed esperienze professionali sanno farla tutti, poi ci sono le altre informazioni. E qui la cosa si fa più complicata.

Linkedin offre molte opzioni in merito alle cose fatte e ai traguardi raggiunti che si vogliono far sapere ai nostri contatti e al pubblico più ampio (e questo dipende da come viene settata la privacy): certificazioni linguistiche, certificati vari, endorsement, cause sociali.. La giusta misura sta nel mezzo. Poche cose ma solide sono meglio di un elenco di certificazioni accumulate negli anni che non si capiscono.

Quello che conta davvero nella compilazione del profilo è la presentazione. Tre dritte:

 

  1. Non renderla un semplice riassunto del vostro cv professionale
  2. Usare la prima persona. Una presentazione in terza persona si legge male, rende distante il soggetto, non è adatta al mezzo ed evidenzia il fatto che quel profilo non è gestito direttamente dalla persona che lo possiede
  3. Cercare di creare una finestra da cui si veda con chiarezza le competenze strettamente attinenti alla attività legale ma anche le skill accessorie che sono tanto importanti, come ci si è arrivati e a chi si semplifica la vita attraverso il proprio lavoro: il valore aggiunto va saputo spiegare

Cosa fare su Linkedin? Tirare fuori le competenze e renderle visibili, per tutto il resto c’è Facebook

 

Una delle difficoltà maggiori per molti è cosa fare su Linkedin.

Il risultato sono tutti quei professionisti che si limitano a stare a guardare senza pubblicare contenuti o interagire con il proprio network (si riconoscono perché hanno molti contatti ma nessun post creato) oppure coloro che hanno un profilo che funge da “ufficio stampa” ovvero da condivisione di articoli o video dei più popolari media, anche di settore, limitandosi al rilancio senza nulla aggiungere.

La parte relativa alla funzionalità di Linkedin è senz’altro quella che richiede una spiegazione più approfondita circa le cause e gli effetti. Qui mi limito a indicare alcuni step iniziali che possono aiutare ad uscire da questo stallo e rilanciare il proprio profilo ottenendo pian piano più visibilità ed engagement:

 

  1. Non è sbagliato voler condividere un articolo che troviamo utile e interessante e che è direttamente collegato al proprio settore o aree di lavoro purché non si faccia il semplice “consiglia” bensì si utilizzi il “condividi”. In questo modo si creerà un proprio post in cui corredare l’articolo con un testo ad hoc. È questo il reale contributo: dire perché lo si è trovato utile, a quali tipi di clienti può essere d’aiuto, le criticità se ce ne sono
  2. Stessa cosa per una sentenza, un regolamento UE, un decreto che si ritenga importante. Pubblicare la sentenza non serve a nulla; se lo si fa su un social si deve spiegarla quella sentenza perché solo così chi legge il post ne vedrà l’estrema utilità. Da qui le condivisioni etc etc.
  3. Questo consiglio riguarda invece cosa non postare: tutto quello che con la propria attività professionale non c’entra nulla. Compleanni, post politici, aforismi su temi completamente estranei, foto inopportune.

 

Scrivere di argomenti legali in modo chiaro e semplice

 

I primi due punti non saranno efficaci senza questo.

La scrittura è fondamentale. Lo è quando si imposta il profilo, per raccontare le esperienze professionali e lo è altrettanto quando si decide di scrivere un post o pubblicare un articolo. Lo è anche nell’interazione con gli altri, quell’engagement che per Linkedin è così importante (contano più i commenti a un post che le visualizzazioni per fare in modo che sia visibile anche a persone che non sono del nostro network).

Come si fa a scrivere in modo chiaro e semplice?

 

  1. Ci si deve chiedere per prima cosa per chi si sta scrivendo quel post, quell’articolo, quel contenuto che sarà condiviso. È la regola aurea. Per i clienti? Quali? Per chi altro? Per quale fine?
  2. Dimenticarsi la sintassi complessa che si è abituati ad usare sulla carta intestata. Scrivere in modo armonico e comprensibile è fondamentale. Se si scrive un post dove due terzi dello spazio è preso da una citazione di una sentenza, riscriverlo
  3. Pensare a un tono di voce appropriato. Questo è difficile. Questo viene con la pratica e con il tempo, perché poi una volta trovato non va abbandonato. È la personalità verbale, è ciò che ci distingue e che fa in modo che pian piano i nostri post siano preferiti a quelli di altre persone perché ispirano fiducia, chiarezza, competenza.