Se fare l’avvocato è sempre più legato al concetto di specializzazione

Il tema della specializzazione degli avvocati è ambivalente; se da un lato formalmente di difficile attestazione, nella pratica sempre più studi di media grandezza – guardando alle big firm – scelgono di concentrarsi su precise materie e aree di lavoro. Una riflessione sulle implicazioni per il singolo professionista e per l’immagine e gli affari dello studio.

 

Seguire la frammentazione del mercato

 

La divisione del mondo del lavoro e di quello della conoscenza in settori sempre più netti ha portato negli ultimi tre decenni alla definitiva segmentazione del mercato legale.

Se i primi a costruire un modello di struttura professionale divisa per practice e industry sono stati i grandi studi americani di consulenza alle aziende dalla fine degli anni Ottanta, il tema della specializzazione si è da tempo assestato anche tra gli studi legali italiani che vedono in questa scelta la possibilità di offrire servizi migliori e di più alto valore aggiunto a clienti con necessità specifiche. Il punto è che questi segmenti sono sempre più piccoli e dunque anche le aree di competenza si sono fatte sempre più numerose.

La situazione non è la stessa per tutti; vale precisare che la questione “specializzazione” ha conseguenze diverse in relazione alla realtà legale in cui si applica. I grandi studi associati, con clienti industriali e finanziari di primario standing, gestiscono ormai decine di dipartimenti divisi in strutture verticali dialoganti tra loro che notoriamente “forniscono un’assistenza integrata e multidisciplinare” fornendo soluzioni “altamente specializzate su misura per il cliente”. Dietro a loro però ci sono adesso anche centinaia di studi medi e piccoli che si sono allontanati dalla figura di studio generalista e hanno scelto la focalizzazione su determinate materie come percorso strategico di crescita, professionale e di fatturato.

 

Siamo arrivati a dover scegliere tra cultura legale generale e conoscenza specifica?

 

Come pesa questa scelta su soggetti così diversi? Ci sono alcuni punti su cui ritengo valga la pena soffermarsi per cercare di avere un quadro più chiaro. 

Il primo aspetto tocca proprio la qualità della soluzione legale che lo studio si propone di offrire. Una eccessiva specializzazione può portare alla perdita della visione generale – cosa che da sempre è stata fortemente considerata competenza principe dei buoni avvocati, quel saper unire i puntini e vedere i collegamenti tra questioni anche molto diverse grazie a una profonda cultura generalista delle discipline giuridiche. Se questa obiezione può essere facilmente superata nel grande studio con molti dipartimenti e professionisti che collaborano coprendo tutte le materie coinvolte in un caso, nel piccolo e medio studio può diventare un problema se finisce per penalizzare la capacità degli avvocati di inquadrare le problematiche dai vari punti di vista e divenire un ostacolo al pensiero strategico che ha bisogno di vedere il tutto prima di concentrarsi sul dettaglio.

Questo è ancora più rilevante se si pensa che non tutti i clienti possono permettersi di incaricare un grande studio, dunque saper mantenere una cultura legale generale di alto livello se si opera in una realtà piccola o media resta essenziale anche per la intercettazione di clienti potenzialmente ottimi ovvero appartenenti a quella fascia imprenditoriale e di investitori che non sono in grado di farsi assistere dagli studi top tier.   

 

Direttamente collegato al primo aspetto è quello della scelta della specializzazione da parte dei singoli avvocati. A meno che un giovane avvocato non lavori in un micro studio in cui non sia necessaria una expertise in aree specifiche, la selezione dell’area di lavoro in cui poter crescere arriva dopo pochi anni dall’ingresso in uno studio. Sulla scelta possono pesare vari fattori: passione, emulazione, competizione, desiderio di ricompensa a livello intellettuale ma anche economico. Quello di cui si dovrebbe tener conto è che esiste la possibilità che a un certo punto di una carriera iper specializzata subentri stanchezza o mancanza di stimolo. Non è una cosa da poco e nei grandi studi accade più spesso di quel che si pensi sollevando l’argomento della opportunità di mantenere un minimo di equilibrio tra specializzazione e generalizzazione della competenza. 

 

Dal punto di vista della comunicazione e del marketing essere percepiti come avvocati con competenze specifiche ed esperienze settoriali molto forti può essere un vantaggio. È più facile definirsi e definire i clienti con cui si vuole lavorare oltre che affinare il grado di servizi legali da presentare sul mercato.

Si tenga però presente che nel caso di piccole e medie realtà la specializzazione produce business se accompagnata da: ottime partnership con studi forti in materie complementari e la determinazione di volersi mantenere sul mercato investendo in formazione e qualità delle soluzioni offerte ai clienti.

 

Articolo pubblicato su MAG di LegalCommunity