Come lavorare sul personal branding quando si è introversi?

C’è una cosa che mi viene detta molto spesso dagli avvocati che chiedono aiuto per costruire una strategia di sviluppo e comunicazione personale: “è che io non sono esibizionista. Mettermi al centro dell’attenzione, fare comunicazione e creare relazioni mi riesce molto difficile”.

Benvenuti nel mondo degli introversi che – per lavoro o necessità dettate da varie motivazioni – intuiscono quanto la comunicazione potrebbe essere loro utile ma a livello caratteriale è come scalare una montagna.

Il settore legale è vario e disomogeneo. Con la serrata competizione che lo contraddistingue creare uno spazio di “riconoscimento”, saper promuovere le proprie competenze e raccontarsi con autorevolezza e sincerità è sempre più necessario, specialmente per chi non ha alle spalle un brand legale conosciuto e il posizionamento deve ancora sudarselo. Talvolta però vale anche per chi vive la professione dentro law firm affermate e conosciute, dove il brand sembra fagocitare tutto e il desiderio di far emergere personalità e individualità con il tempo si fa strada.

Anche avvocati non portati per la comunicazione possono lavorare sul personal branding

 

Come si fa? Con un percorso di sviluppo della reputazione personale per differenziarsi ovvero promuovere i servizi legali unendoli in modo univoco alla personalità dell’avvocato che li propone.

È un lavoro che richiede due cose:

  • concentrazione sulle proprie capacità
  • chiarezza circa gli obiettivi da raggiungere

 

Non implica anche un’inclinazione personale verso la comunicazione intesa sia sul piano web – attraverso siti, blog, profili social – che fuori dal web. Anzi. Essendo io per prima una persona introversa, ho letto un articolo interessante proprio a proposito delle capacità di questo tipo di individui se messi a confronto con gli estroversi innati, i natural influencer.

Innanzitutto gli introversi sono diversi dai timidi; Susan Cain, l’autrice intervistata nell’articolo, definisce la timidezza come la paura di un giudizio negativo mentre l’introversione è più una “preferenza per gli ambienti tranquilli e stimolanti ma senza esagerazione”.

Se spostiamo questa analisi sul piano della crescita personale e dell’inevitabile attività comunicativa richiesta per esporsi e differenziarsi dagli altri si vede come

 

 anche chi non possiede doti innate da comunicatore perfetto, possa utilizzare a proprio vantaggio molti degli strumenti della comunicazione approfittando anzi di un’indole che valorizza la concentrazione, la riflessione e l’introspezione.

 

Certo molte attività funzionali alla comunicazione del proprio brand personale restano più congeniali agli estroversi: la partecipazione ai dibattiti e conferenze, il networking di persona e le pubbliche relazioni che affiancano incontri ed eventi (che stanno già riprendendo dopo l’arresto per la pandemia Covid) ma anche qui si può imparare.

Trovare la propria dimensione comunicativa ideale e sfruttarla per creare relazioni

 

Una volta analizzato il proprio potenziale e valutato ciò che si vuole promuovere in relazione agli obiettivi che si hanno (anche loro vanno tirati fuori con una chiarezza estrema e non sempre è banale) anche i professionisti più reticenti “al rumore e alla confusione” possono trovare una loro dimensione comunicativa ideale nella creazione di articoli, approfondimenti, interventi dove concentrare autorevolezza, esperienza e racconto delle competenze.

 

Farlo attraverso i social media e il proprio sito, o una pagina blog dedicata, asseconda l’abitudine di riflettere, scrivere, analizzare ed esporre i temi e gli argomenti che interessano e su cui ci si sente forti. Anche questo tipo di condivisione è mostrare il proprio biglietto da visita.

 

Altro punto importante è quello della costruzione di un proprio network prendendo il proprio tempo, coltivando le relazioni individualmente e con la consapevolezza di utilizzare bene i canali digitali; un risultato che si può ottenere con metodo e senza forzare la propria natura.

Cos’è il network? Sono i media che possono chiedere interventi, colleghi che possono offrire occasioni di collaborazione, clienti target che possono arrivare in studio. In sintesi, sviluppare visibilità e reputazione è possibile anche per chi ha l’impressione di essere stato finora a guardare, senza sapere da dove cominciare per cambiare marcia e far emergere la propria personalità con garbo e senza stress.

 

Per gli avvocati (introversi e non) interessati a costruire un piano di personal branding ho costruito uno specifico corso online in 3 incontri, dal 14 al 16 giugno. Qui il programma e le info per iscriversi.